Turismi da incubo #13: stagionatissimi

Quando i metodi cabalistici e astrologici non ci aiutano, le previsioni turistiche e le interpretazioni dei segnali deboli rischiano di restare un arcano imperscrutabile.
Infatti, facendo salvi gli approcci mistici ed esoterici che potrebbero mettere in correlazione numeri e comportamenti turistici dei territori, è abbastanza evidente che se non possiamo misurare un fenomeno, non possiamo comprenderlo appieno.

Seppure l’approccio intuitivo e quello del buon padre di famiglia, rappresentino comunque un passo in avanti, rispetto agli approcci di derivazione medioevale, il fatto è che senza le numeriche che offrano una base scientifica all’analisi ed alla discussione, tutte le disquisizioni sui temi dei turismi restano confinate sul terreno dell’estemporaneità e del caso, rischiando perciò di scivolare pericolosamente sul campo del “secondo me”.

Un quotidiano qualche giorno fa titoleggiava: “Turismo: più 25%”. Poi, dentro l’articolo, non erano ben chiare né le fonti, né se parlasse di arrivi, di presenze, di traffico aereo, marittimo o entrambi. Più recentemente un secondo giornalista parlava di un boom del 40%. Siamo nel campo della numerologia turistica, evidentemente.
Del resto, diceva il filosofo Baudrillard  “Le statistiche sono una forma di realizzazione del desiderio, proprio come i sogni.”

La mancanza di un numero definitivo che chiarisca il reale andamento del fenomeno turistico, consenta un confronto con gli anni passati e metta tutti d’accordo, si sente davvero forte.
Anche oggi, alla fine della stagione estiva 2015, per trovare conforto in un qualche documento ufficiale sul trend turistico, dobbiamo per forza leggere  l’ultimo rapporto Crenos, edito a maggio 2015.
Il primo problema è però che i dati citati sono del 2013.
La colpa pare sia dell’Istat che evidentemente non ha affatto fretta e presumibilmente del time to market se ne infischia.

Sul 22° Rapporto Crenos si legge: “continua il processo di internazionalizzazione del turismo sardo… tale processo risulta benefico sotto diversi punti di vista. Innanzitutto quello relativo alla destagionalizzazione dei flussi che consente una distribuzione dei ricavi e un tasso di utilizzo delle strutture più omogenei durante l’anno”.
E poi subito dopo: “Il fenomeno della stagionalità rimane infatti un problema per l’isola dato che ancora nel 2013 ben l’83% delle presenze si concentra nei mesi tra giugno e settembre. Se la tendenza dei turisti stranieri a preferire i mesi di spalla si confermasse anche nei prossimi anni, questa potrebbe essere la soluzione a una parte del problema, poiché si ridurrebbe la concentrazione di turisti nei mesi di alta stagione”.

Quindi, riassumendo, l’Internazionalizzazione genera destagionalizzazione ma anche l’effetto contrario poiché permane al contempo fortissima stagionalità. E se gli stranieri continuassero a preferire i mesi di spalla avremo meno turisti in alta stagione.
Insomma una notizia sul nostro controverso comparto turistico che meriterebbe una puntata di CSI – Crime Scene Investigation. Ma prima di chiamare con urgenza Horatio a risolvere l’intricato giallo, proviamo a capire meglio.
Primo dato riferito: cresce la percentuale di presenze di stranieri rispetto agli italiani.
Incontrovertibile: è un dato confermato dai movimenti turistici nei 3 aeroporti: dal 2003 al 2014 il numero di passeggeri internazionali trasportati passa progressivamente  dal 14% al 31%.
Secondo dato: tale processo sarebbe benefico in termini di destagionalizzazione dei flussi.
No,decisamente no.
I flussi aeroportuali crescono in valore assoluto e in percentuale più nel periodo di picco che in bassa e media stagione: nello stesso periodo 2003-2014 i passeggeri in alta stagione (apr-mag-giu-lug-ago-set) si incrementano di oltre 2 milioni contro 500.000 di incremento in bassa/media (da ott a mar), e in percentuale del 71% in alta, contro 31% in bassa.
Il mito che gli stranieri destagionalizzino i flussi turistici è infatti vero solo in parte.
Agli stranieri piacciono soprattutto sole e mare, infatti dal 2003 al 2014 crescono nei 6 mesi di bella stagione  di 1,2 milioni di unità e nei restanti mesi di appena 200.000 unità.

Se poi limitiamo l’analisi ai 4 mesi centrali dell’estate, giugno luglio agosto e settembre, la prospettiva cambia di poco. Gli stranieri crescono anche nei restanti 8 mesi, ma  preferiscono di gran lunga il periodo di picco estivo dove crescono nel periodo considerato di oltre 1 milione di unità.
In generale, il rapporto tra i passeggeri arrivati nei 4 mesi di alta stagione e quelli arrivati negli altri 8 mesi è invece peggiorato: cioè i dati evidenziano che la stagionalità è aumentata.
Mi verrebbe parafrasando Jean Delacour, di pensare che “L’analista del turismo Sardo è uno che fa un calcolo giusto partendo da premesse dubbie, per arrivare a un risultato sbagliato“. Probabilmente, abbiamo talmente tanta voglia di vincere la destagionalizzazione che anche segnali positivi come la crescita fuori stagione, vengono arruolati d’ufficio in altre battaglie.

Comunque, il 2015, pare, sembra, forse,  – direbbe Pierfrancesco Loche – sia un anno d’oro.
Fanfare, cappelli in aria, lingue di menelik, festoni?
Si, ma senza fretta. O chiamiamo con sollecita urgenza Horatio di CSI o la verità la scopriremo – grazie al tempismo dell’Istat – solo nel 2017 ;)) .

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