Incontri ravvicinati del quarto tipo: turismo da fantascienza
Se cercate di capire qualcosa del complesso fenomeno turistico vi scontrerete presto con una incontestabile verità: mancano i dati; e quindi non abbiamo tutte le informazioni necessarie e sufficienti per analizzarlo e comprenderlo a fondo.
Ci sarebbero quelli della banca dati regionale (SIRED), di recente aggiornamento, che rappresentano la base per i dati ufficiali ISTAT, ma poiché arrivano tardivamente e misurano solo ciò che avviene nelle strutture ricettive “ufficiali”, è evidente come non possano essere considerati né tempestivi né completi.
Tempestivi, infatti, significa coerenti con un time to market al passo con la formidabile competitività del settore, che impone senza dubbio una reattività diversa. Avere i dati del 2016 alla fine della stagione estiva 2017 significa che una eventuale strategia di sviluppo, o anche solo l’implementazione di azioni correttive potrebbe essere attuata solo per il 2018: cioè con 2 anni di ritardo.
Incompleti, secondariamente, significa parziali. Infatti, considerato che il totale dei movimenti passeggeri in Sardegna registrati da porti e aeroporti è di 12,5 milioni per il 2016, che il dato va diviso per due (arrivi+partenze) e scorporato del traffico dei residenti, il dato reale di turisti che hanno messo piede sull’isola (stima Sardegna2050) è in una forbice tra 4,7 milioni e 5,1 milioni.
Il dato del Sired 2016 ne riporta poco meno della metà: 2.882.254 per la precisione e si tratta di un dato interpolato su un campione (benché rappresentativo) di strutture ricettive.
E gli altri?
Dove sono andati?
Di che nazionalità erano?
Quanto hanno soggiornato?
In che territori?
Che apporto hanno fornito al PIL Regionale?
Sfuggono poi del tutto anche i diportisti, quelli che sono arrivati su imbarcazioni private. Sono stati per tutta la vacanza a bordo o saranno scesi almeno a prendere un gelato?
Gli open-data – chiamati a gran voce in tutti i convegni sull’innovazione – sono insomma solo un araba fenice; un vero e proprio oggetto non identificato, quasi degli Ufo. Il compianto Heynek, padre della ricerca ufologica ha classificato 3 tipi di incontri possibili: 1° tipo: la semplice visione; 2° tipo: UFO che abbiano lasciato tracce nell’ambiente; 3° tipo: UFO che abbiano interagito con i locals.
In assenza di informazioni dettagliate che aiutino a capire aspetti quantitativi, qualitativi e motivazionali il turismo resta un settore che si nutre di leggende, mitologia, a volte persino di fantascienza.
L’analogia con il turismo è fin troppo evidente.
In assenza di informazioni precise, gli avvistamenti di ”oggetti turistici non identificati”, entità antropomorfe che parlano lingue incomprensibili ai più, spesso volanti, nel senso che arrivano in aereo per il 60% – UFTO – Unidentified Flying Touristic Objects – sono regolari ma purtroppo metereopatiche: svaniscono misteriosamente al di sotto dei 20 gradi di temperatura.
Le tracce ambientali su alcuni – ben limitati e privilegiati – territori, evidenti.
Le interazioni economiche, generose o low-cost, molto auspicate ma meno continue di quel che vorremmo.
Questi extraterrestri delle vacanze sono difficili da inquadrare.
Entità di multiforme ingegno. Surfisti o velisti, ma anche bikers e mangiatori indefessi di porcheddu al mirto. L’aneddotica da bar li descrive talvolta a capo di orde colonizzatrici responsabili di invasioni epocali e talaltra come rarissimi e ricercati esemplari di specie migratorie che svernano fugacemente sull’isola del sole, prima di tornare al nord.
Non è raro peraltro ascoltare narrazioni di turisti-incauti esploratori del Supramonte o in veste di camperisti fai-da-te con rotolo di carta igienica al seguito.
Gli analisti della domenica confondono gli arrivi con le presenze, dimenticano di sottrarre il traffico dei residenti nei numeri, gonfiano i fatturati “in nero”. Quando il dato non c’è, insomma lo inventano, in arrampicate creative verso luoghi dove nessuno li possa contraddire.
Invece, lo studio dei fenomeni e delle loro evoluzioni meriterebbe approfondimenti rigorosi. E’ oramai acclarato quanto riportato in numerosi studi: sono i turisti internazionali a fare la differenza nell’allungamento della stagione.
Poiché il traffico di turisti internazionali in
arrivo sui porti Sardi non presenta studi aggiornati e rilevanti,
accontentiamoci dei dati aeroportuali dove si segnala il boom del traffico
aereo internazionale negli scali del Mezzogiorno. Si stima per l’intero 2017 un incremento del
traffico internazionale di 1 milione di passeggeri a Napoli, di 500.000 nel
sistema aeroportuale del Sud-est Sicilia, di 300.000 negli scali pugliesi e di 200.000 in quelli della
Sicilia occidentale. Anche la Sardegna
ad eccezione di Alghero conferma il trend. L’aeroporto di Olbia cresce sui
passeggeri internazionali nei primi 9 mesi 2017 di oltre 150.000 unità
(14%), Cagliari addirittura del 37% (oltre 200.000 unità ).
Sembrerebbe quindi evidente un crescente apprezzamento dei turisti stranieri
per lo straordinario mix che la Sardegna può offrire, tra mare,
patrimonio storico-artistico, tradizioni culturali ed enogastronomiche, artigianato,
archeologia. Ma é davvero così?
Gli attrattori prevalente restano le 3 “s”: Sea, Sun, Sand e dietro il boom del sud Italia c’è anche un contesto internazionale influenzato da forte instabilità geopolitica.
La forte stagionalità si mostra difficile da sconfiggere e l’autunno sardo – visto il progressivo crollo dei collegamenti aerei e navali di settembre e ottobre- si conferma molto poco appetibile.
Sarebbe invece necessario consolidare il successo estivo agendo sui limiti strutturali che continuano a penalizzare l’organizzazione territoriale. Il turista giunto in Sardegna è spesso un alieno che si trova alle prese non solo con una grave carenza di adeguate infrastrutture di collegamento in termini di viabilità interna, ma soprattutto con un’offerta di servizi in cui non mancano le eccellenze, ma che risulta complessivamente frammentata, a-sistemica, poco accessibile.
Il risultato è un territorio a più velocità. Dove accanto ad aree che hanno coniugato capacità ricettiva e competenze imprenditoriali, si trovano realtà territoriali che arrancano ed evidenziano un ritardo di cultura turistica che impedisce la fruizione delle risorse potenziali.
La distribuzione spaziale del fenomeno quando analizzata a fondo lascia basiti: territori interi sono fuori dai giochi.
Come si evidenzia nella figura (1) la
distribuzione degli arrivi nei territori delle vecchie 8 province Sarde è a dir
poco squilibrata.
I flussi turistici ignorano pesantemente e quindi penalizzano economicamente
interi territori.
La situazione si aggrava considerando gli stranieri: al centro e al sud-ovest
la situazione è davvero problematica.
Fig. (1)
Sugli arrivi dall’estero (Fig. 2) si conferma la regola di Pareto: sono
infatti solo 5 paesi a rappresentare il 67% del mercato e solo 9 paesi (il 16%
su 58 paesi censiti) rappresentano l’81%
del mercato.
Fig. (2)
Per capire
meglio il fenomeno stranieri, che informazione non trascurabile hanno una permanenza media nelle strutture più alta
rispetto agli Italiani (4,9 gg contro 4,5 gg) è utile fare anche un’attento
esame della stagionalità, ribadendo che è il traffico internazionale quello che può maggiormente aiutare il
processo di destagionalizzazione.
Il grafico della figura (3)
esplicita come gli arrivi degli Italiani siano
maggiormente concentrati a Giugno, Luglio e Fig.
(3)
Agosto, mentre gli stranieri sono
prevalenti a Maggio, Settembre e Ottobre.
Deve essere inoltre valutato il potere
destagionalizzante delle diverse
tipologie del turista internazionale
Quelli con più capacità anti-ciclica sono i
tedeschi (Fig. 4): nei mesi di lug ago e set sono presenti
per il 48%: preferiscono la media stagione. Quelli con meno potere destagionalizzante gli spagnoli che per il
70% vengono d’estate.
Fig. (4)
Un progetto da studiare potrebbe essere quello del Distretto Turistico siciliano degli Iblei (Ragusa, Scicli, Modica) nel quale la “Carta di Valorizzazione del Territorio” mira a mettere in rete i diversi fattori di offerta oggi scollegati. Dal 2014 al 2016 ha visto crescere le presenze totali del 48% con un peso della clientela internazionale in crescita dal 50% al 59%.
In fin dei
conti “Incontri ravvicinati del terzo tipo”
di Spielberg è un film sui sogni. Ma
anche le nostre aspettative sulla crescita dell’Industria Turistica possono
forse ascriversi alla stessa categoria.
Abbiamo però bisogno di sognare meno e fare di più. Per evitare situazioni come
quella del recente bando RAS per la destagionalizzazione del traffico, dove
purtroppo i 2 principali mercati Esteri della Germania e della Francia non
hanno visto la partecipazione di vettori aerei
che abbiano creduto nella vendibilità del nostro turismo fuori stagione.
Gli incontri ravvicinati del 4 tipo con gli UFTO
– Unidentified Flying Touristic Objects quindi sono ancora tutti da progettare.
Potrebbero finalmente essere incontri con gli Open-Data dei “turismi”, entità
ancora oggi in larga parte sconosciute.
Per dirla con A. Conan Doyle “È un grosso errore teorizzare prima di avere
dei dati: spesso si alterano i fatti per adattarli alla teoria, anziché
adattare la teoria ai fatti“
Fantascienza?