Turismo zero.zero: il richiamo della foresta.

Capo Comino, Siniscola, Sardegna, Italia.
La storia di quanto dannatamente fonda sia la notte del nostro turismo può iniziare qui. Dove un sistema dunale unico, con alle spalle un complesso di stagni retro-dunali che ospita alcune tra le principali specie dell’avifauna, alla fine della brevissima stagione estiva, lanciano un disperato richiamo, un silenzioso ma disperato urlo di dolore.

E’ un grido di allarme che nel silenzio assordante si estende su quella che qualcuno forse impropriamente chiama “foresta” di ginepri, fa alzare in volo fenicotteri e cavalieri d’Italia e arriva sino all’isola Ruja dove nidifica il marangone dal ciuffo.
Oltre ad adottare le incompiute noi di Sardegna 2050 dovremmo cominciare ad “adottare anche le spiagge”, una ricchezza incommensurabile per il nostro turismo, ma troppo spesso abbandonate ad un degrado progressivo e indecoroso.

La spiaggia di Capo Comino che da molti anni è anche un SIC, “Sito di Interesse Comunitario”, soffre già di massicci processi di erosione naturale delle dune, che vengono amplificati enormemente dall’incosciente e devastante antropizzazione estiva che si scatena in un area povera di controlli e quindi di regole.

Una breve ma significativa documentazione fotografica raccolta a fine di agosto, allegata al presente post, illustra come la situazione ambientale abbia estrema necessità di essere presa in mano all’interno di un progetto radicale di salvaguardia e valorizzazione.

Altrimenti, il campeggio selvaggio e i bivacchi da far-west, lo scambiare le dune talvolta per romantiche alcove, altre volte per squallide latrine, o peggio per malinconici posacenere, unitamente alla pessima abitudine di accendere fuochi e scavare sotto i ginepri per meriggiare spaparanzati all’ombra, trasformeranno per sempre la meravigliosa spiaggia di Capo Comino. E’ evidente infatti, che la sabbia sta cambiando colore, i ginepri con le radici all’aria si seccano o vanno ad impreziosire le architravi dei camini, la macchia mediterranea diventa legna per gli abusivi o per struggenti fuochi estivi, le sagre del preservativo e del fazzolettino usato vengono celebrate nella quiete delle maestose dune.

E’ uno strano modo di pensare il turismo. E’ una modalità  davvero difficile da comprendere, perché il non-fare e il non-governare processi di consumazione del territorio, significa solo procrastinare problemi senza risolverli.

Su Capo Comino c’è una lunga letteratura di buoni propositi mai realizzati, eccone una breve carrellata:  “approvati gli stanziamenti della legge regionale 37/98 e l’utilizzo dei fondi FAS per la valorizzazione del SIC di Capo Comino all’interno di un’attenta strategia di carattere conservativo e di salvaguardia ambientale”; “nuove infrastrutture a supporto del turismo e della balneazione, da attivare ad impatto zero, senza alterare in alcun modo l’ambiente”; “nuovi servizi igienici in prossimità della spiagge e passerelle in legno per preservare le dune”; “i percorsi saranno ovviamente rimovibili e recintati in modo tale da proteggere i sistemi dunali, affinché le persone, per arrivare in spiaggia, non calpestino le montagne di sabbia, che saranno al centro di nuove regole per la loro preservazione”.

Invece, la  famosa spiaggia di sabbia  bianca e finissima, alle cui spalle si trovano la “foresta” dei ginepri, le più grandi dune della costa orientale ed il magico scenario scelto da  Lina Wertmuller in “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” nel 1974, sta diventando sempre più irriconoscibile e subisce nell’indifferenza generale processi di marginalizzazione distruttivi, nonostante apposite Direttive comunitarie (2/43/CEE), Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale e – a livello Comunale – l’esistenza di Piani di Utilizzazione dei Litorali (PUL).

In quarant’anni, insomma, siamo riusciti a solo a peggiorare.

Al contrario, la “foresta dei ginepri” e le “montagne di dune” potrebbero essere potenti marketing tools da utilizzare come simboli di un territorio:  file di pullman potrebbero fare la fila per potervi accedere; cooperative e piccole società di servizi potrebbero operare con profitto gestendo, sorvegliando e valorizzando turisticamente le ricchezze e le sorprendenti peculiarità di quest’area unica.
In attesa che questo turismo 0.0 passi alla nuova release, potranno le nostre spiagge sopportare altri 40 anni di eccellenti apologie turistiche e di pessimi fatti concreti?

Questo è il richiamo della foresta.

Lucio

Scarica il pdf “Capo Comino da Salvare” da questo link

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