Turismi da Incubo #2: Turismo spiaggiato

Vedendo lo stato disastrato delle nostre spiagge in primavera, viene da sospettare che nelle menti di molti amministratori locali, l’avvenieristica idea di “industria turistica” non guardi mai la Sardegna con gli occhi curiosi ed esigenti del visitatore.
Non sarebbe né logico nė furbo altrimenti aspettare l’ultimo momento per cominciare a pensare che le spiagge sono “la risorsa” e decidersi a dargli una ripulita dai rifiuti che la pressione antropica della stagione passata ha prodotto e da tutto ciò che le mareggiate hanno scaricato a terra.
I Comuni lamentano che i trasferimenti dalla Regione arrivano tardi e spesso è anche vero, ma ė altrettanto vero che quasi mai, fatta eccezione per alcune amministrazioni virtuose, si pensa a soluzioni alternative.
Il più delle volte ci si affida all’intervento di squadre di volontari, come Legambiente con il suo progetto  “Puliamo il mondo” o altre associazioni di volenterosi.

Il vero nocciolo del concetto di accoglienza partirebbe da qui, ma è del tutto evidente come non sia un problema all’ordine del giorno.
Nè sembrano esservi all’orizzonte progetti strutturati e condivisi, per mettere al centro dell’attenzione le spiagge, monitorarle e salvaguardarle con sollecitudine e costanza, consci che sono davvero una  risorsa primaria.

Come se il proprietario di un unico stabilimento produttivo centrale per la sua sopravvivenza, lo facesse andare in malora per 9 mesi, disinteressandosene completamente e poi si dovesse affidare al buon cuore di amici e conoscenti per rimetterlo in sesto alla bell’e meglio.

Una stima abbastanza attendibile indica in circa 300  il numero delle spiagge sarde di medie e grandi dimensioni maggiormente frequentate e un numero più o meno equivalente di micro-calette e altri arenili minori. La Sardegna del resto ė la Regione con il maggior sviluppo costiero con ben 1.849 chilometri, addirittura superiore alla Sicilia.

Vogliamo tornare ad occuparci seriamente di questo fragile e inestimabile patrimonio? Chi può farlo? Con quali risorse, visti i tagli e le spending review?
Queste sono le domande che  normalmente fanno arenare le volontà di trovare dei correttivi.
Ecco allora ecco una proposta per utilizzare risorse a costo zero.
Potrebbe essere, ad esempio, che siano i forestali adottare le 300 principali spiagge Sarde?
Nel disegno di legge di riordino e rilancio dell’Ente Foreste, oltre ai tradizionali compiti di gestione delle risorse forestali, uno degli obiettivi è quello della tutela del territorio con specifico riferimento al turismo.
Potrebbe quindi esserci lo spazio per dedicare risorse su questa linea di azione?
Potremmo scoprire che, anche senza Pamela Anderson, i nostri moderni baywatchers potrebbero essere straordinariamente utili a costruire una efficace “customer experience” per garantire al nostro prezioso ospite di trascorrere una vacanza davvero indimenticabile.

Sarebbe una micro-azione, certo solo un piccolo gesto, ma rappresenterebbe davvero un bel segnale della nostra volontà di rimettere al centro dell’universo turismo il suo vero e unico protagonista: il nostro ospite.  Sperando almeno due cose:
1) che si trovi talmente  bene da pensare di poter ritornare,
2) che parli bene  di noi ad amici, parenti e sui social network.

Lucio

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