Turismi da Incubo #1: Il convitato di pietra

Aprile e maggio sono i mesi dedicati ai convegni sul turismo. Fa figo discettarne più o meno allegramente con l’apporto distratto e sornione di esperti, operatori e possibilmente dei politici locali, ideali per officiare messa. E’ tutto un fremere di “allarmi” e “denunce”; aperitivi obbligatori dell’immancabile “fare sistema”, che sarà pure trito e ritrito, ma come il nero va bene con tutto.

Questi consessi, dove dotti e sapienti appaiono in perenne conflitto comunicazionale con gli operatori specializzati della filiera, si sciolgono puntualmente appena si avvicina l’ora del pranzo, spesso e volentieri con un nulla di fatto. Troppo spesso si rischia di parlarsi addosso, ciascuno con le sue esperienze, i suoi modelli e i suoi principi, con il sospetto che tutti torneranno a casa con le proprie immutate convinzioni. Quasi sempre si riesce ad addivenire persino ad una condivisione dei sintomi di massima e delle cure auspicabili, ma raramente si tradurranno in proposte concrete, strategie, azioni di miglioramento.

Il politico di razza, in queste imperdibili “convenscion di marketing territoriale” – come mi è capitato di sentirle battezzare –  ci sguazza.
Si fa serio e – come fosse un alieno appena atterrato sul pianeta Terra, ignaro e pronto a cambiare tutto il cambiabile – prende nota, annuisce e sottoscrive, con tutta la possibile solennità, dichiarando contrito che lavorerá alacremente per la causa comune.
Ma, come cantava l’indimenticabile de Andrè, invero, “si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.

Un tempo i convegni erano un vero e proprio evento che riverberava i suoi effetti per mesi o per anni; spesso gli atti venivano pubblicati e lasciavano una traccia indelebile, nel bene e nel male. Oggi, paradossalmente proprio quando l’era digitale dovrebbe darci tutti gli strumenti per conservare e condividere pensieri e idee, queste temibili tempeste di cervelli hanno una produttività pressoché nulla, salvo qualche velina su quotidiani e blog di nicchia.

La verità è che manca il protagonista.
Parlare di turismo, anzi di turismi, come va di moda oggi, è condizione necessaria ma non sufficiente. Dobbiamo ricominciare a parlare del turista.
Questo sconosciuto è il convitato di pietra dei nostri convegni. Sempre incombente ma mai presente.
L’ologramma che tutti abbiamo la presunzione di conoscere ma che nessuno conosce per davvero sino in fondo. Non ha titolo per essere interpellato nei convegni, se non in qualche raro, incompleto e spesso poco rappresentativo sondaggio.
Insomma, ce la cantiamo e ce la suoniamo, mentre il turista resta spettatore muto e ignaro di messe cantate in suo onore, di riti propiziatori per farlo finalmente tornare, di ricette scaccia-crisi pensate a sua insaputa.
Ma la “convegnite” è un male di stagione che per fortuna passa in fretta.
Giugno è già un altro giorno per il turismo.

Basta scherzare, tutti al lavoro.

Lucio

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