Turismi da Incubo #3: l’Ordinanza Balneare

Un sistema vivo e vitale dovrebbe essere attento all’evoluzione della domanda turistica.  Un sistema reattivo ad esempio, sapendo che i numeri della domanda turistica di giugno e settembre 2014 apparivano in crescita (giugno 2014, sul 2013, conteggiando il traffico di traffico di porti e aeroporti, evidenzia una crescita di circa 40.000 unità, e settembre 2014 un incremento di circa 25.000 unità, mica poco considerando la crisi economica), avrebbe cercato di capire come migliorare l’esperienza vissuta sull’isola, come offrire ai visitatori un prodotto turistico adeguato e come trovare soluzioni per aumentare il coefficiente di fidelizzazione.
In una organizzazione smart, chi deve disegnare e governare il prodotto turistico deve avere il controllo delle leve che lo caratterizzano e deve poter intervenire con azioni di miglioramento, ad esempio, migliorando il livello dei servizi nei mesi di giugno e settembre, mesi nei quali sarebbe più facile espandere la domanda.
L’Ordinanza Balneare 2015 è uno degli strumenti su cui bisogna operare; emessa l’11 giugno, puntualmente in ritardo come ogni anno, entrando di diritto nella top ten di Turismi da Incubo, certifica, se mai ve ne fosse bisogno, che la stagionalità è anche il prodotto delle nostre scelte distratte.
L’Ordinanza balneare infatti incredibilmente non è uno strumento nella disponibilità dell’Assessorato al Turismo. Appartiene invece all’Assessorato Enti Locali, il quale della domanda turistica e della qualità del prodotto turistico, con tutti i problemi che ha di suo, pare abbastanza disinteressarsi.
Nell’Ordinanza 2015 (fotocopia di quella del 2014) nel ricordarci con grande umorismo che “di norma” la stagione balneare comincia a maggio e finisce a ottobre, si legge che “ I concessionari, nell’arco della stagione balneare devono comunque garantire l’apertura delle strutture e l’esercizio dell’attività oggetto della concessione nel periodo dal 15 giugno al 15 settembre, con orario dalle 8,00 alle 19,30”.Insomma, proprio dove sarebbe utile chiedere agli operatori uno sforzo decisivo per allungare la stagione, riusciamo invece ad accorciarla ex lege.

La domanda è: ha senso auto-ridurre la stagione turistica ad appena 90 giorni?Cosa dovrebbero fare i turisti ad aprile, maggio ed ottobre e nei primi giorni di giugno e negli ultimi di settembre?
Il tempo è ancora accettabile, la domanda cresce, ma la dotazione di servizi nelle spiagge è lasciata più all’umore degli operatori che a strutturate politiche turistiche.
E’ peraltro prevedibile, come accade da anni, che vi sia una ampia fascia di imprenditori che, prendano alla lettera l’ordinanza, concentrandosi solo sui 90 giorni minimi e puntino a massimizzare i profitti riducendo i rischi,  evitando il calo dei flussi turistici e salvaguardando il conto economico.
E la R.A.S., anzichè  farsi parte attiva nel favorire e orientare fattivamente i processi di destagionalizzazione, riesce ad auto-limitarsi non sfruttando l’unico vero strumento  per intervenire sulle concessioni nelle spiagge, rinunciando a imporre l’allungamento progressivo della stagione.Ebbene sì, anche quest’anno i turisti sono avvisati: attenzione a venire dopo il 15 settembre. Non ci sarà più il cartello “torno subito” per noleggiare un pedalò e dovranno scordarsi la gazzosa in spiaggia ma potranno provare almeno il brivido di un  annegamento solitario, per un vero turismo da incubo.“15 settembre ” potrebbe essere il titolo di una delle ultime canzoni scritte da Faletti prima della scomparsa: “si parla, si ascolta, si illude e si allude/che un fragore di applausi compensi il sipario che chiude/ lasciando sul palco i pagliacci a inventar capriole/ ed è l’ultimo giorno di sole.”
Lucio

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