Turismi da incubo #21: crescita senza sviluppo

La chiarezza del prof. Ricolfi è sempre illuminante: “i concetti di sviluppo e crescita non sono perfettamente equivalenti. Lo sviluppo  comporta dei cambiamenti qualitativi essenziali della struttura  economica.” Ecco perché la crescita dei flussi turistici degli ultimi anni, confermata dalle ottime proiezioni  del 2016, è un dato importante  che ha in se le potenzialità per creare le precondizioni per lo  sviluppo, ma non rappresenta “il” processo di sviluppo.

Per parlare di sviluppo, accanto alla crescita assoluta di arrivi e  presenze dovremmo poter intravvedere processi – anche lenti – di  cambiamento negli elementi costitutivi del fenomeno della  stagionalità, o guardando dal lato opposto , un incremento più che  proporzionale dei flussi turistici nei periodi di bassa stagione e di  spalla, rispetto  all’alta stagione.

Non è quello che è successo, almeno dal 2003, considerato l’anno base  nelle analisi del Laboratorio Turistico di Sardegna2050.

Il confronto tra le serie storiche della stagionalità degli aeroporti  sardi, intesa come rapporto tra passeggeri di febbraio e passeggeri  trasportati ad agosto, evidenzia un peggioramento dell’indice che  passa dal rapporto di  1:3,14  del 2003 a  1:4,44  del 2015.

Ciò significa che la stagionalità purtroppo non è diminuita ma cresciuta.

E se crescere in maniera prevalente sull’alta stagione evidenzia  ancora una volta che il nostro prodotto di punta – quello  marino-balneare – ha un potenziale interessante sul quale si può  lavorare con successo, al tempo stesso segnala  le enormi difficoltà  a vendere la Sardegna d’inverno.

Peraltro va detto che il nostro problema non è solo la stagionalità: prendiamo il caso delle Baleari, considerato, a ragione, un modello ed un riferimento in termini di attrattività turistica: l’arcipelago spagnolo ha registrato nel 2015 32 mil. di visitatori, contro i 7,4 mil. registrati, nello stesso anno, in Sardegna. Non soffrono di stagionalità? Al contrario: se consideriamo il periodo gennaio-agosto, notiamo che il rapporto, per le Baleari, è 1:9 (700.000 visitatori contro i 5,6 mil), mentre per la Sardegna, nello stesso periodo, è di 1:5 (279.000 visitatori contro 1,3 milioni). Quindi tassi di stagionalità ben superiori ai nostri, a dimostrazione del fatto che il problema vero non risiede, appunto, solo nella stagionalità. Le Baleari, ad esempio, già a marzo registrano 1,1, mil di visitatori, quanti noi ne facciamo nel mese di luglio; nei tre mesi estivi, la Sardegna richiama un numero di visitatori (3,2 mil) inferiore a quello che nel solo mese di maggio viene attratto dalle Baleari.

Manca totalmente la capacità di essere strutturalmente attrattivi, appettibili, sexy: nel caso delle Baleari, lì il sistema è sostenuto da attrattori robusti che sono condivisi e valorizzati in  tutte le azioni strategiche come elementi prioritari di sviluppo. Ma soprattutto, negli anni, le Baleari sono riuscite ad essere attrattive indipendentemente dall’offerta turistica proposta, dal prodotto balneare, da quello naturalistico o storico. La  stagionalità, naturalmente si sente, ma è ad un livello del tutto  diverso, con visitatori sufficienti  a consentire la felice esistenza  di un modello turistico sostenibile.

Dunque, che fare? Verso cosa guardare?

Come trasformare la crescita in sviluppo?

La precondizione è quella di smetterla di improvvisare, di non aver un disegno pianificato e chiaro, di accogliere i flussi turistici in arrivo come manna dal cielo, con la speranza che non smettano mai, senza la capacità di incidere sui meccanismi e sulle variabili che li portano in Sardegna (“la crescita”, appunto).

Al contrario, solo per azzardarci a parlare di sviluppo, tecnicamente dovremmo poter  osservare miglioramenti nei parametri strutturali chiave, come quelli  – ad esempio – inclusi nell’agenda Strategia UE 2020, e nei Piani a  lungo termine.
Ne citiamo tre che avrebbero forte impatto  sull’assetto del comparto turistico:

  1. livello di investimenti e di efficienza dei servizi infrastrutturali e delle vie di comunicazione interne;
  2. livello di investimenti a supporto delle Pmi che compongono i distretti turistici che spontaneamente si sono formati;
  3. livello di investimenti per abbattere il tasso di occupazione e la percentuale di Neet ( not in educational, employment or training).

Per riprendere la distinzione  del prof.  Ricolfi, questi sarebbero  alcuni  parametri associabili alla crescita e su questi andrebbero  indirizzate le nostre azioni. Purtroppo al momento non pare di vedere  alcuna azione, nè quelle minimali e di immediata fattibilità, nè quelle più strategiche e strutturali di lungo periodo.

Le prime sono prevalentemente di competenza dei comuni e degli enti locali, che, con le poche risorse a disposizione, possono comunque, immediatamente, avviare semplici azioni che hanno un elevato impatto sulla appettibilità del prodotto sardo e che consentano di avviare la Sardegna verso un percorso più lungo di sviluppo strutturale; tali azioni possono semplicemente individuarsi in:

  1. Garantire spiagge pulite possibilmente anche prima del primo luglio;
  2. Esigere l’integrazione dell’Ordinanza balneare, imponendo ai baretti di allungare la stagione e di avere servizi adiacenti alle spiagge;
  3. Localizzare cartelli stradali puntuali che indichino servizi e attrattori (siti archeo, musei e agroalimentare);
  4. Attivare corsi di lingua inglese per gli operatori;
  5. Curare il proprio sito istituzionale e prevedere una versione anche in inglese;
  6. Garantire la pulizia degli spazi comuni (piazze, parcheggi, strade, ect.);
  7. Curare il decoro urbano di edifici e stabili pubblici e privati, introducendo, nei regolamenti comunali, l’obbligo al completamento dei prospetti e degli spazi “a vista”.

Piccole cose, che però rappresentano momenti tattico-operativi che sono le vere pietre miliari nel vissuto della  vacanza; piccole proposte non impossibili. Tutte da approfondire, integrare,  discutere, ma da implementare responsabilmente – a livello centrale e  locale –  senza rimpallarsi responsabilità o accuse reciproche, solo  allocando diversamente e in modo più intelligente risorse che già  esistono. Proposte un po’ minimaliste, ma da poter attuare possibilmente prima  del  prossimo millennio.

Le seconde, di competenza della Regione e dei soggetti istituzionali e locali di maggiori dimensioni, sono quelle di tipo strategico e di lungo periodo. Naturalmente, nel principale documento di programmazione del prossimo sessennio (il PO FERS), la Regione Sardegna, non a caso, fra i sei assi di specializzazione della propria Smart Specialisation Strategy (S3), introduce il tema del “turismo e beni culturali” come essenziale e basilare per pianificare il proprio futuro e sul quale basare il proprio sviluppo. ” Una regione insulare limitrofa come la Corsica presenta un’incidenza economica del settore (PIL e occupati parametrati a popolazione e territorio) ben superiore a quella della Sardegna: un aspetto che suggerisce forti potenzialità di crescita, a condizione di definire una strategia competitiva più diversificata e affrontare i “colli di bottiglia” esistenti (costi e difficoltà dei trasporti, scarsa integrazione dell’offerta, scarsa professionalizzazione e specializzazione rispetto alle tipologie di domanda del turismo estero).”

Sarà la volta buona?

I maggiori flussi di questi anni producono senza dubbio  reddito e  occupazione, ma sono più legati a fenomeni esogeni che a nostri meriti. Cioè a difficoltà geo-politiche di destinazioni concorrenti  come nord-Africa, Turchia e Grecia, piuttosto che al risultato di  programmi e strategie strutturati. Peggio, operando sul breve periodo, lasciano immutati i problemi  nodali e non incidendo in profondità sui cambiamenti qualitativi  strategici, non sono in grado di determinare lo sviluppo e la  costruzione di attrattori turistici alternativi.  . Se non si affronta il tema attraverso un approccio sistemico allargato, in grado di affrontare il tema con uno sguardo profondo, che abbracci contemporaneamente Enti locali centrali, operatori, vettori, imprenditori, ect. si corre il rischio di individuare sempre soluzioni limitate, parziali, mai decisive.

Lo sviluppo è quindi ben altra cosa: è innanzitutto coscienza su dove siamo e su dove vogliamo andare: è la capacità di guardare lontano, di immaginare il proprio futuro attraverso politiche di pianificazione che definiscano correttamente, obiettivi, processi, azioni, risultati da raggiungere; è la forza di poter mettere insieme tutti quelli che si occupano di turismo e di territorio, chiedendo loro di rinunciare a suonare il loro spartito da solisti (a volte con grandi melodie, molte altre volte con grandi stonate) per entrare in un’orchestra unitaria ed omogenea, per prendere parte, da protagonisti una grande opera.

Senza dimenticare che per far ciò ci vogliono competenze, preparazione, contenuti, idee, visioni.

Gianfranco Fancello & Lucio Murru

Per approfondimenti:

Luca Ricolfi L’enigma della crescita – Alla scoperta dell’equazione che governa il nostro futuro – Mondadori,  2015   (https://books.google.it/books?isbn=8852060073)

Regione Sardegna – Politiche di coesione 2014-2020 – S³: Smart Specialisation Strategy (http://www.sardegnapartecipa.it/it/content/s%C2%B3)

Ndr: Da questo post, Turismi da Incubo raddoppia e diventa a doppia firma Fancello-Murru: evolve e si rafforza acquisendo competenze specifiche, quelle sui trasporti che con il turismo fanno il paio da sempre. Non è peraltro una novità assoluta, perchè in questi anni molti pezzi sono nati dal confronto e dallo scambio di riflessioni, idee, esperienze con l’amico professore che, oltre ad essere il Presidente uscente di Sardegna2050 è docente alla facoltà di ingegneria di Cagliari, direttore di CentraLabs, autore di libri e pubblicazioni scientifiche, nonché protagonista di progetti di ricerca internazionali su temi attinenti lo sviluppo di economie attraverso l’evoluzione e la pianificazione di reti di trasporti integrate con i territori.
Una collaborazione ed un amicizia di vecchia data, che aumenteranno la qualità scientifica dei contributi offerti da Sardegna2050 non limitandosi alla sola stigmatizzazione di opportunità di sviluppo turistico mancate o sub-ottimali, ma ponendosi l’obiettivo di aprire finestre sulle buone pratiche, ispirarsi alle politiche virtuose, attivare neuroni impigriti e cercare di fare nostri i progetti di successo.
Benvenuto a bordo.

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