Turismi da incubo#26: turismo delle piccole cose

Non solo incubi…. Tdi#26 –  Il turismo delle piccole cose

Forse non tutto è perduto, o meglio, i buoni esempi sono anche nelle piccole cose.

Spesso, da queste colonne, siamo stati volutamente  critici con chi detiene le leve dei processi decisionali sul territorio e non le usa,  con chi guarda il proprio orticello dimenticandosi di ciò che sta intorno, con chi, ancora, quell’orticello invece di coltivarlo e farlo crescere per cederlo poi ai proprio figli, lo distrugge per insipienza ed ingordigia.

Stavolta, invece, vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, evidenziando quelle iniziative positive, anche piccole o apparentemente poco significative, che però, se inserite in maniera adeguata dentro l’orticello di cui sopra , e ben curate ed innaffiate adeguatamente, possono generare, nel tempo frutti abbondanti e di gran qualità.

L’aspetto forse più interessante risiede proprio nel metodo dei piccoli passi e delle azioni “step-by-step”.

Molte amministrazioni locali trascurano questa  politica  low profile, rincorrendo ambiziosi  programmi a lungo termine, che necessitano di una intera legislatura per essere pianificati e  poi però difettano di attuazione perché costano troppo o perché l’opposizione vince le elezioni, sale al potere, cancella il programma della giunta precedente ed inizia a pianificarne uno proprio, ovviamente utilizzando la durata dell’intera legislatura; e poi si ricomincia.

In realtà si sta perdendo l’abitudine a considerare virtuose le piccole cose, quelle più semplici, quelle che incidono poi per davvero sulla vita dei cittadini e che rappresentano gli elementi sui quali disegnare davvero il futuro prossimo.

Si conferma a volte il detto “il meglio è nemico del bene” ovvero quella pericolosa tendenza che tende spesso a rovesciare su Enti di livello superiore (“la Regione!!!”) tutte le aspettative di sviluppo, di crescita, di miglioramento, quando invece sarebbe più sensato guardarsi attorno, più onesto guardarsi dentro, più efficace fare, poco, piuttosto che aspettare che altri facciano molto.

Spesso sono le azioni basiche, quelle più elementari a determinare e/o innescare cambiamenti culturali dirimenti, indispensabili per attivare processi virtuosi.

È notizia recentissima che il comune di Alghero ha lanciato – a gennaio e non a giugno come accade regolarmente in altre realtà – un piano di interventi di pulizia e salvaguardia delle spiagge, finalmente muovendosi con tempistiche adeguate, per la tutela di quella che è senza dubbio una risorsa primaria della città catalana.

Il Comune di Lanusei qualche mese fa ha trasformato un progetto artistico e culturale in un’occasione per ristrutturare le facciate delle case, così come Loceri, qualche mese or sono, ha lanciato il “Progetto Colore”, un intervento di abbellimento del paese finalizzato a risistemare, attraverso un co-finanziamento, le facciate delle abitazioni e deliberato, a corredo, un nuovo regolamento comunale sul decoro urbano che sensibilizzi verso una maggiore attenzione all’estetica.

Un’iniziativa simile era stata lanciata qualche anno fa a Meana Sardo con un bando di concorso per la concessione di contributi a fondo perduto, per interventi edilizi di recupero e riqualificazione urbana.

Discorso ripreso nel 2016 da Nughedu Santa Vittoria, per diffondere la cultura della difesa del decoro urbano con lo slogan  “E ora facciamo più bella Nughedu. Via il non finito sardo”. Il paese, 500 anime vicino all’Omodeo, ha fatto parlare di se anche per l’evento Nughedu – Social Eating, una serata nella quale il paese trasforma la sua piazza principale in un ristorante sotto le stelle, ricevendo grande risalto anche sulle cronache nazionali.

E come non parlare di Sorradile (comune sotto i 400 abitanti) sempre sul lago Omodeo, che, oltre ad avere un circolo nautico sul lago che organizza gare e manifestazioni, è da tempo promotore di iniziative promozionali volte a valorizzare le attività dei sardi nel mondo e finalizzate a mantenere vivo un paese da tempo dichiarata o a rischio spopolamento.

Piccoli o piccolissimi centri che sposano grandi visioni. Che valorizzano l’estetica anche con finalità turistiche, ma soprattutto per riappropriarsi della cultura del bello, per il piacere di vivere e abitare in luoghi curati, ordinati  e ben manutenuti.

Si tratta per ora casi ancora isolati, che però offrono spazio a riflessioni profonde. E possono aprire vere e proprie  autostrade culturali. Specie quest’anno che Enit ha incluso la riscoperta dei Borghi fra le priorità del Piano Strategico Triennale per la promozione e valorizzazione del nostro patrimonio storico ed artistico più antico per stimolare nuovi flussi turistici, possibilmente internazionali – per la maggiore propensione a viaggiare in media e bassa stagione – alla scoperta di esperienze di vita reale e di interazione diretta con i luoghi.

Insomma oggi più che mai, dedicarsi alla valorizzazione delle risorse che possediamo, rieducare e riorientare verso la cultura dell’ospitalità e del piacere di vivere in località belle da vedere e da visitare, significa immaginare politiche territoriali e turistiche che contengono elementi potenzialmente rivoluzionari

Gianfranco Fancello e Lucio Moore

Lascia un commento